Il rifiuto del vaccino contro la malattia Covid-19 sta creando grandi difficoltà al superamento della pandemia. Tralasciando le frange estremiste, che utilizzano ogni occasione per opporsi e far prevalere di prepotenza la loro opinione, la maggior parte delle persone che rifiutano il vaccino sono motivate dalla paura: una paura perlopiù inconsapevole e non riconosciuta, difficilmente ammessa e mascherata da giustificazioni apparentemente ragionevoli e fondate, ma prive in realtà di logica e di qualunque base scientifica, basate come sono su aneddoti e accostamenti superficiali e impropri.
Per ridurre il rifiuto del vaccino occorrere quindi lavorare, sul piano psicologico, sulla riduzione della paura. Purtroppo la pessima comunicazione che ormai da più di un anno e mezzo viene fatta dai media su questi temi non ha fatto altro che aumentare la paura. Questo ha favorito il negazionismo e il complottismo prima, e il rifiuto del vaccino poi. Se vogliamo uscire dalla pandemia, si tratta ora di fare ogni sforzo per aiutare le persone a ridurre la paura. In concreto, si tratta di puntare sugli aspetti positivi che il vaccino offre, sia a livello fisico sia sociale, con una comunicazione pacata, chiara e corretta. Una comunicazione non trionfalistica, che riconosce i limiti dei vaccini, ma ne mostra i vantaggi rispetto all’alternativa di non farlo. Una comunicazione che non impegna solo i media ufficiali, ma anche ciascuno di noi nella sua vita quotidiana, nelle sue reti sociali reali o virtuali.
Chi volesse approfondire, può leggere il mio articolo: Alle radici psicologiche del negazionismo e del complottismo, Psicologia Contemporanea. n. 284, marzo-aprile 2021, pp. 50-51.
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