La pubblicazione sul giornale Le Monde del manifesto sulla libertà di importunare come aspetto essenziale della libertà sessuale, e il dibattito che ne è seguito anche in Italia, sono espressione di una
preoccupante confusione.
Parlare di libertà di importunare è una contraddizione intrinseca, dal momento che in italiano, come in francese, importunare significa dare fastidio, fare qualcosa che è sgradevole per un’altra persona, metterla a disagio. Significa insomma disturbare il suo benessere, la sua serenità, ledere la sua libertà di non entrare in relazione con una persona con cui non vuole interagire. Non si vede quindi come possa esistere una libertà di importunare: questa c’è solo per chi importuna, ma non per chi subisce. Importunare è un comportamento arrogante che non ha nulla a che fare con la libertà sessuale, che è reciproca. Importunare mette l’altra in una posizione di disagio e di sudditanza, costringendola alla difesa. Il fatto che questa difesa non sempre si esprima in modo visibile, per paura, non significa di certo accettazione.
Per questo il confine tra galanteria e comportamento importuno è chiaro, nella concretezza della relazione tra uomo e donna. Perché ciò che è centrale è la relazione, con i suoi tempi, le preferenze degli attori, la reciproca conoscenza, il desiderio di andare l’uno verso l’altro oppure no, ecc. Galanteria è ciò che fa piacere, non ciò che dà disagio.
Siamo diventati così incapaci, come uomini e come donne, sul piano relazionale da non saper distinguere queste differenze e da non comprendere questa complessità?
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